Il
consumo di frutta e verdura è in calo, sia sul fronte
dei volumi che su quello dei valori. A determinarlo, la complessiva
evoluzione dei consumi alimentari che, anche se procedono verso
la nobilitazione della frutta e della verdura grazie a una generalizzata
coscienza del loro importante ruolo in una dieta alimentare
sana, favorisce l'acquisto di prodotti con maggior contenuto
di servizio.
Non a caso, in questo contesto di generale flessione la verdura di IV e V gamma mostra all'opposto una tendenza alla crescita che va di pari passo con altri due fenomeni capaci di connotare anche le future evoluzione di questo grande comparto: lo sviluppo di politiche di marca e la crescita della quota della gdo sul totale commercializzato.
Sotto il primo profilo, in alcuni segmenti del mercato (mele, banane) le attività di marketing per la creazione e la crescita della marca del produttore rappresenta già un'attività consolidata. Vi sono però ampie zone sgombre da una presenza della marca anche appena significativa e questo costituisce un freno all'aumento del valore del business realizzabile anche mediante lo sviluppo dei prodotti ad elevato contenuto di servizio.
Sotto il secondo profilo, lo sviluppo della rete commerciale che fa capo alla gdo e la sua tendenza ad arricchire le aree del fresco con prodotti ad elevato contenuto di servizio crea un clima commerciale favorevole allo sviluppo delle vendite di prodotti di IV e V gamma. Ad oggi, secondo IHA solo il 14% della verdura consumata in Italia è verdura confezionata, e poco meno del 13% è la quota della frutta confezionata sul totale dei consumi.
L'incremento della della quota di mercato coperta dalla grande distribuzione organizzata sta peraltro avvenendo a scapito di quella dei negozi tradizionali di ortofrutta, ma non sottrae vendite agli altri canali. Secondo dati IHA, nel 2000 la gdo ha accresciuto le sue vendite di ortofrutta del 4-5% in volume, ma anche gli ambulanti hanno messo a segno buoni risultati, crescendo del 4% in volume nelle vendite di frutta e di quasi il 9% in quelle di verdura. Si aggiunga, a questi dati, quello concernente il canale discount, che mentre perde terreno pressoché in tutte le categorie merceologiche, nella frutta cresce in volume di oltre il 6% e addirittura del 19,6% nella verdura. La lettura di questo fenomeno va ricondotta ad una estensione degli assortimenti nel fresco da parte dei discount, che conferma quanto questa formula sia oramai lontana dagli esordi del modello hard discount.
Grande fermento esiste in questa fase sul versante delle produzioni biologiche. L'Italia, con circa 50mila aziende che hanno riconvertito le loro coltivazioni su un totale in Europa di 120mila, rappresenta un mercato importante dal punto di vista della produzione. Sul versante del consumo, le forti crescite degli ultimi tempi spingono spesso gli osservatori ad abbandonare per il biologico la definizione di mercato di nicchia. Ma di fatto questi consumi sono tuttoggi connotati da un differenziale di prezzo rispetto ai prodotti tradizionali che ne frena pesantemente la diffusione.
Si tenga conto, sempre in merito alla diffusione dei prodotti
biologici, che le grandi aziende di marca, tranne poche eccezioni
come Fattorie Scaldasole, veicolano i loro budget di comunicazione
pressoché interamente sui prodotti classici e nessuna
fra queste cavalca l'onda del biologico, che pure di forti
attività di marketing abbisogna per raggiungere volumi
importanti. Sul fronte distributivo, per converso, c'è
chi - come Esselunga con la linea Bio - sta invece puntando
decisamente sul biologico, avvantaggiandosi competitivamente
del citato scarso attivismo industriale.
Gli ultimi dati aggiornati
Le quote di mercato in valore e in volume...I canali distributivi che crescono...Lo sviluppo dei consumi nelle aree geografiche...Il peso e l'evoluzione dell'ortofrutta di IV e V gamma...
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