Il consumo procapite di miele degli italiani,
400 grammi l'anno, è piccolo se paragonato a quello
tedesco di 1.500 grammi; oltretutto gli ultimi anni hanno
segnato la sostanziale staticità della domanda finale.
E un ulteriore freno potrebbe derivare dall'aumento dei prezzi
seguito alla pessima raccolta nazionale del 2001, che ha a
causa delle anomale condizioni climatiche ha segnato un calo
del 70%).
Dal punto di vista strettamente nutrizionale, il miele è
perfettamente in linea con le tendenze di un'alimentazione
salutistica attenta agli apporti dei singoli elementi del
cibo. Ma se queste tendenze hanno fatto la fortuna di prodotti
come lo yogurt, nel miele non è accaduto altrettanto
anche a causa di un gusto che ha un grado di accettazione
molto meno alto. E se si considera proprio l'esempio dell'ascesa
dello yogurt, che si è verificata anche grazie al passaggio
da versioni più acidule a prodotti più dolci
e organoletticamente graditi, alcune indicazioni importanti
possono esserne tratte.
La prima è che avvantaggerebbe il mercato del miele
lo sviluppo di un consumo combinato con altri alimenti in
grado di stemperarne il sapore sposandolo con altri meno forti.
E ancora lo yogurt può essere preso come ad esempio,
questa volta sotto l'aspetto di un valido alleato dello zucchero
d'oro. Il consumo deliziosamente abbinato dei due alimenti,
assai diffuso in Grecia, è uno dei modi in cui il miele
potrebbe essere preso in considerazione, specie nell'ambito
della prima colazione ma anche come snack energetico. Ma a
promuovere il suo consumo dovrebbero essere le aziende produttrici,
che però operano in un panorama estremamente frammentato
e in cui il solo leader - Ambrosoli, che copre oltre un quarto
delle vendite in volume - investe pubblicitariamente cifre
significative. Peraltro, il 45% del fatturato aziendale è
oggi relativo alle caramelle al miele, di cui il marchio è
sinonimo.
Un altro elemento che frena il consumo di miele concerne la
scarsa cultura sul prodotto, che è assai ricco in termini
di derivazione floreale e conseguentemente di gusto. Ma, anche
qui, sono le aziende, con l'ausilio delle iniziative condotte
insieme alla gdo i soggetti cui spetta premere l'acceleratore
sulle attività di marketing.
Sotto quest'ultimo profilo, una delle poche novità
in questo settore è rappresentata dal lancio da parte
del leader di mercato del sacchetto di miele per gli sportivi,
analogamente a quanto avvenuto nel campo dei succhi di frutta.
Ma non è, questo, un settore in cui vi sono grandi
opportunità di innovare.
Da segnalare, in un mercato polverizzato sul fronte produttivo
e che non presenta quindi particolari barriere di brand marketing
, la rilevante quota del 30% in volume conseguita dalle private
label.
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