Il
consumo di cibi etnici occupa tuttora una parte marginale
nell'universo del dettaglio alimentare. Tre i fattori che
limitano lo sviluppo di questo eterogeneo mercato: 1) La limitata
padronanza della preparazione culinaria delle specialità
estere 2) L'elevato prezzo delle referenze presenti nel dettaglio
alimentare 3) La fortissima concorrenza di una tradizione
gastronomica italiana ricchissima e ancor oggi conosciuta
solo in parte da un estremo all'altro della Penisola.
Non è un caso, in questo contesto, che a determinare il maggior grado di conoscenza della cucina straniera sia quasi sempre proprio la ristorazione commerciale, che sopperisce alla mancanza di capacità culinaria, soddisfacendo nel frattempo il desiderio di ampie fasce giovanili di ampliare confini del piacere del cibo a territori estranei alla nostra tradizione.
Secondo i risultati del panel ACNielsen su 17.000 consumatori, le persone che maggiormente conoscono la cucina etnica rappresentano anche quelle con la maggior cultura di gastronomia regionale. L'apertura verso gastronomie diverse da quelle cui più si è abituati origina cioè un atteggiamento che coinvolge al tempo stesso sia la gastronomia nazionale che quella etnica, nel fenomeno di concorrenza citato all'inizio.
Ma per tutte le fasce di consumatori resta il punto fondamentale: il buon grado di conoscenza di una determinata cucina etnica non si traduce che in piccola parte in acquisti di prodotti etnici. Ne sia testimonianza anche il dato che emerge dal panel secondo il quale i giovani con meno di 24 anni sono i maggiori conoscitori della cucina cinese, per averla gustata nella forma occidentalizzata della ristorazione presente nelle nostre città; un dato che non si accoppia affatto ad un'abitudine all'acquisto di involtini primavera, salsa di soia e altre specialità appartenenti od apparentate con la tradizione gastronomica del gigante asiatico.
Il business della cucina etnica resta quindi in grandissima
parte business da ristorazione, il che non vuol dire che non
vi siano opportunità per il dettaglio alimentare di
far crescere in modo sostanzioso le vendite di cibo etnico.
A patto di calmierare i prezzi, talvolta spropositati, e di
agire come si deve fare con ogni categoria ad acquisto d'impulso,
cioè spingendo sulla visibilità, sulle iniziative
promozionali in punto vendita. In attesa che qualche gruppo
industriale inizi a investire cifre significative nella pubblicità
sulla propria linea di cibo etnico, oggi pressoché
estraneo ad azioni di marketing industriale di qualche rilievo.
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