Il mercato del burro è sostanzialmente
statico sul fronte dei volumi, ma abbastanza vitale su quello
dei valori. Verso la limitazione del suo consumo agiscono
da un lato le tendenze salutistiche che ne sottolineano l'elevato
apporto di grassi, dall'altro il consumo concorrente di olio
di oliva, che agisce su quello di burro in una sorta complementarietà
competitiva. Si aggiunga a questi fattori la scarsa attività
di marketing sul prodotto, che concorre a limitare le attività
di promozione di questi consumi.
A favorirne la tenuta, peraltro, giocano sia il potente fattore
del gusto - che ogni tendenza salutistica non può completamente
controbilanciare - sia l'immagine di un prodotto naturale
che è parte integrante, specie nelle aree settentrionali
del Paese, di una radicata tradizione gastronomica. Sotto
questo profilo, il burro può spendere il suo vantaggio
concorrenziale contro la margarina, che alla favorevole origine
vegetale accoppia però l'immagine di un prodotto prettamente
industriale.
Va rilevato, inoltre, che il lancio da parte di Muller e Prealpi
delle versioni spalmabili del prodotto è il segno di
una decolpevolizzazione del consumo di burro e di una fiducia
delle aziende nell'utilizzo del prodotto a crudo, in un processo
che sta mutando gli stili alimentari verso un maggiore equilibrio
nell'assunzione di cibi fino a poco tempo fa inseriti nella
lista nera dell'alimentazione salutistica.
Il Nord della Penisola copre da solo circa i due terzi delle
vendite complessive in volume, con una marcata preponderanza
delle aree nord-occidentali.
Il consumo di burro presenta una stagionalità alta
nel periodo invernale (+12% della media), segnatamente nel
bimestre dicembre/gennaio, mentre nei mesi estivi la flessione
è sensibile, particolarmente in giugno/luglio (-15%).
La competizione industriale per la difesa e la conquista di
nuove quote di mercato si esplica anche attraverso una significativa
attività promozionale, che origina poco meno del 20%
delle vendite in volume negli ipermercati e supermercati.
Le vendite presentano comunque uno scarso tasso di concentrazione:
le prime tre aziende coprono nel canale iper+super+superette
meno del 25% delle vendite in volume.
Gli ultimi dati aggiornati nell'Italy Report Food 2010
...Le quote di mercato in valore e in volume... I canali
distributivi che crescono...Lo sviluppo dei consumi nelle
aree geografiche...Il peso e l'evoluzione dei segmenti...
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